Pubblicazioni

"Disumanizzare le persone. Stereotipi e pregiudizi sui profughi in Svizzera e in Europa", in N. Emery (a cura di), Potere e pregiudizio. Filosofia versus xenofobia, Mimesis editore, Milano 2021.


"Viviamo in un’epoca segnata da stereotipi e pregiudizi nei confronti dei profughi e dei migranti che giungono in Svizzera e in Europa. Questi stereotipi e pregiudizi sono radicati all’interno di rappresentazioni e narrazioni potenzialmente disumanizzanti, che identificano gli stranieri come individui “altri da noi”, spesso come “intrusi”, “invasori”, “nemici della società”, talvolta come delle “non persone” che si preferirebbe non esistessero.

Queste rappresentazioni e narrazioni sono funzionali alla costruzione e al mantenimento di un’egemonia sociale, culturale e politica che riattualizza i nazionalismi degli stati moderni e suddivide il mondo tra chi ha il privilegio e beneficia dei rispettivi diritti di poter stare dalla parte del “noi”, e chi rischia invece di non aver alcun diritto, se non quelli che gli vengono concessi dal “potere del noi”.

Questa egemonia e questi processi di disumanizzazione dell’alterità producono conseguenze psicologiche, morali, sociali e politiche. “Loro”, i profughi in particolare e i migranti in generale, percepiti, vissuti e pensati come degli “esseri non umani come noi”, che hanno meno diritti di noi (o non ne hanno del tutto), possono così essere respinti ed esclusi, rinchiusi, espulsi e lasciati morire senza che ci si senta responsabili nei loro confronti, né come individui né come società."

I contributi raccolti in questo libro ruotano attorno a un'ipotesi di fondo: la Teoria critica prosegue e si rinnova oggi anche nella decostruzione delle discriminazioni di genere, di orientamento sessuale, di razza e di specie. Impegnatasi in maniera pionieristica sui temi della genesi critica dell'antisemitismo e della personalità autoritaria, essa ha contribuito - con i lavori di Horkheimer, Adorno, Fromm e Löwenthal - a scardinare i pregiudizi distruttivi e ad aprire la via della rivendicazione dei diritti delle differenze, poi al centro di orientamenti di pensiero cardinali - come il femminismo, i Gender studies, gli studi post-coloniali, l'animalismo. D'altra parte, lo "psicologismo" caratterizzante la diagnosi classico-francofortese dell'accecamento xenofobo, definito in termini di "proiezione morbosa" e di "paranoia", per quanto lungimirante non è assunto in termini riduzionistici. Il rapporto fra potere e pregiudizio disegna un minaccioso circolo vizioso a più fattori, che il presente libro contribuisce a indagare e a smontare in tutta la sua estensione.

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"Se la filosofia può educare", in R. Scolari (a cura di), Se può educare. Sei conferenze sugli obiettivi dell'educazione oggi, Cascio editore, Lugano 2018.


"Fare filosofia è potenzialmente un’esperienza educativa, l’educazione è infatti uno dei suoi scopi intrinseci e costitutivi. Ma non solo: la prospettiva filosofica, il suo sguardo e la sua interrogazione sono anche degli strumenti per pensare, mostrare, analizzare cosa sono l’educazione e la formazione, quali sono i processi soggiacenti al fenomeno educativo e formativo, e quali possono essere i suoi fondamenti e i suoi obiettivi, le sue cause e i suoi scopi."




Michael Walzer, Le conseguenze della guerra. Riflessioni sullo Jus post bellumMimesis editore, Milano 2017(a cura di Giona Mattei).

Afghanistan, Iraq, Libia, Siria. Di fronte al caos geopolitico internazionale e alle odierne tragedie umanitarie, le conseguenze delle guerre contemporanee fino a che punto mettono in crisi l'idea che certe guerre possano essere giustificabili? 
Michael Walzer, uno dei massimi pensatori contemporanei dell’idea di guerra giusta, nel suo testo "Le conseguenze della guerra" indica quali dovrebbero essere le responsabilità politiche e morali delle nazioni vincitrici al termine di un conflitto.
Come sottolineato nel saggio critico di Giona Mattei che accompagna lo scritto di Walzer, contestualizzare le pagine dell'intellettuale americano nell'attuale scenario politico globale solleva interrogativi su quanto la nozione di "guerra giusta" abbia contribuito alla legittimazione morale delle politiche di egemonia imperialista. 
D'altra parte, in certi casi, di fronte alle sofferenze e alle uccisioni di civili innocenti, non sarebbe giustificato ancora oggi un intervento militare?

Michael Walzer insegna all’Institute for Advanced Study di Princeton (New Jersey-USA). Si è occupato di filosofia morale, teoria politica e critica sociale. È autore di studi fondamentali sulla relazione tra guerra ed etica.


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Radio:
"Filosofi e guerra", Attualità culturale Rete Due RSI, 9 giugno 2017 (con Raffaele Scolari e Giona Mattei, conduce Daniel Bilenko)

Recensioni:
Sergio Roic, "La guerra può essere giusta", Corriere del Ticino, 30 giugno 2017
"Filosofie della guerra", La Regione Ticino, 30 giugno 2017




Ground Zero


“Ground Zero” è stata una pubblicazione che intendeva ripensare e rimostrare il Ticino contemporaneo post-11 settembre con uno sguardo nuovo e differente, proponendosi come punto d’incontro per la nuova creatività ticinese emergente.
Poesie, racconti, reportage, saggi coabitano con opere d’arte, fotografie, illustrazioni, fumetti, disegni.
Il progetto è suddiviso in cinque differenti pubblicazioni a tema: luoghi, cibo, persone, rifiuti, frontiera.


Si è immaginato un personaggio che, in un percorso che attraversa le cinque pubblicazioni, intraprende un viaggio all’interno della nostra società. Questo personaggio, in cui ci si può, volendo, immedesimare, durante la prima tappa del suo viaggio rifletterà sui luoghi del suo abitare, del lavorare, del consumare. In seguito avrà fame, e quindi si interrogherà su tutto ciò di cui avrà bisogno per sopravvivere. Durante la terza tappa del suo viaggio si guarderà allo specchio e si chiederà chi è. Avrà poi bisogno, a un certo punto, di espellere, e per questo si confronterà con i rifiuti e gli scarti della nostra terra. Giunto alla fine del suo percorso, si chiederà qual è il suo futuro e il Ticino che verrà.

Per ulteriori informazioni e recensioni.

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