Note sul virus

18 febbraio 2022

Negazionismo, verità e democrazia

(da laRegione del 18 febbraio 2022). Leggi qui. 

Ci sono stati ed esistono tuttora no-vax, no-mask, terrapiattisti, persone che negano il cambiamento climatico. Non che esista una coerenza interna tra i negazionismi. 
Ognuno può, volendo, prendere dal sapere scientifico ciò che più gli risulta utile a confermare e rinforzare la sua personale e soggettiva visione del mondo, rifiutando le altre conoscenze riconosciute come vere quando non gli convengono... (continua qui)




28 luglio 2021

Scienza e opinioni attorno alle vaccinazioni

Trasmissione "Millevoci"della Rete Uno della Radiotelevisione Svizzera Italiana del 28 luglio 2021. Ascolta qui.






26 luglio 2021

Negazionismo, Complottismo e lotta contro la Dittatura

Se il virus non esiste, se la sua pericolosità e letalità non è diversa da quella di un’influenza stagionale, se misure di protezione quali mascherine, distanziamento sociale, vaccinazione e così via non servono per contrastare la pandemia, allora lo stato non potrà che apparire come una potenziale dittatura che abusa del suo potere per limitare in maniera del tutto ingiustificata i diritti fondamentali dei cittadini.

Il problema è che con i negazionisti è molto difficile entrare in un dialogo democratico. Negando le informazioni e le conoscenze scientifiche di base sul virus, non ha alcun senso discutere con loro se le misure di limitazione delle libertà personali siano o meno giustificate, e fino a che punto, in nome della protezione del diritto alla vita e alla salute dei cittadini, così come non ha senso, ad esempio, parlare di cosa fare per contrastare il cambiamento climatico con chi nega l’evidenza scientifica della sua esistenza.
Se non si fidano delle informazioni che vengono comunicate dalla comunità scientifica e dalle autorità sanitarie, allora i negazionisti possono trasformarsi in complottisti. Se la stragrande maggioranza di medici, scienziati, esperti di salute pubblica al mondo non ci sta dicendo la verità, allora dietro le informazioni false che ci trasmettono deve esserci un complotto che sta cercando di assoggettare e controllare il mondo. Altrimenti perché dovrebbero mentirci?
Tutto questo crea un potenziale pericolo per la nostra democrazia. All’interno di una rappresentazione e narrazione paranoica del reale, gruppi di persone possono farsi forza a vicenda nella convinzione che solo loro conoscono la verità, e che gli altri o sono delle persone che sono state manipolate, oppure dei nemici che stanno tramando dietro le loro spalle per negare e distruggere i loro diritti e la loro possibilità di felicità. Per lottare contro una dittatura non diventa giustificabile la disobbedienza civile, la rivolta e la violenza collettiva?




23 luglio 2021




16 luglio 2021

Io mi faccio vaccinare


Mi sono vaccinato per proteggere me stesso, le persone a me vicine e la collettività.
L’ho fatto per il mio bene e per la mia salute personale, perché reputo i rischi e i pericoli di contrarre la malattia ben più gravi dei possibili effetti collaterali dei vaccini.
L’ho fatto per il bene e la salute dei miei famigliari, dei miei amici, delle persone che incontro e della società.
L’ho fatto per il mio interesse personale, per evitare che ci siano nuove chiusure e perché vorrei poter continuare a frequentare bar, ristoranti, cinema, teatri, sale concerti, stadi e musei.
L’ho fatto per l’interesse di tutte e di tutti, perché la pandemia aumenta le disuguaglianze sociali, amplifica il disagio e la sofferenza mentale, attacca i più deboli causando morti che, volendo, potremmo evitare.




1 marzo 2021

Il virus tra dittatura e democrazia


Viviamo veramente in Svizzera in una “dittatura sanitaria” voluta dalle autorità politiche in generale e del Consiglio federale in particolare, che limiterebbero e usurperebbero i diritti, le libertà e le volontà fondamentali del “popolo”?

Senza voler entrare nella discussione su come, quando e se sia giustificato allentare le misure di protezione dal virus, sostenere che vivremmo attualmente in una dittatura significa non cogliere i fondamenti etico-politici delle nostre società liberal-democratiche.

In una situazione di emergenza e di crisi come quella della pandemia è la stessa Costituzione svizzera, oltre che la legge sulle epidemie, a conferire al potere politico la possibilità di limitare i diritti e le libertà fondamentali. Infatti l’art. 34 della Costituzione prevede che “le restrizioni dei diritti fondamentali devono essere giustificate da un interesse pubblico o dalla protezione di diritti fondamentali altrui”.


Le restrizioni alle libertà fondamentali sono volte a garantire l’interesse della salute pubblica. Non subiamo quindi le decisioni di un’autorità che abuserebbe del suo potere per schiacciare i diritti dei cittadini, ma che tenta di trovare un equilibrio all’interno di un conflitto tra i diritti dei cittadini, in particolare tra il diritto alla libertà e al benessere degli uni, e il diritto alla vita e alla salute degli altri.

Non sarebbe quindi forse il caso, finalmente, di ammettere pubblicamente che chiedere più libertà e minori restrizioni significa anche prendersi il rischio e la responsabilità di causare più malattia e più morti nella popolazione, così come continuare a limitare le libertà fondamentali significa accettare che la situazione crei malessere e disagio mentale nella popolazione?

Se non si vuole ammettere che viviamo all’interno di questo conflitto, non rimane allora che negare le attuali conoscenze che abbiamo sul virus nonché il valore e la fiducia nella scienza, contribuendo così a rinforzare le opinioni e le teorie negazioniste e complottiste tra la popolazione.

Un populismo che evoca la dittatura e attacca la legittimità delle autorità politiche e scientifiche, e sfrutta per i suoi interessi personali le emozioni e l’affaticamento mentale della popolazione, non rischia di essere un pericolo peggiore per la democrazia?




15 dicembre 2020

Adesso basta!

Dopo gli appelli e i comunicati degli Ospedali Universitari svizzeri,
dell’Associazione Svizzera Infermiere/i, della Clinica Luganese Moncucco, dell’Ufficio federale della sanità pubblica e della Task force nazionale Covid-19, basta discutere, confrontarsi, aspettare, tergiversare.
Il nostro sistema sanitario è al limite, la pressione sui curanti sta diventando insostenibile e rischiamo nelle prossime settimane di non avere più posto negli ospedali per curare tutti, pazienti malati di Covid-19 o di altre patologie.
Basta delegare ai singoli cittadini, ai commercianti, ristoratori, imprenditori, alla società civile. Il sistema liberale basato sulla responsabilità individuale e il federalismo democratico elvetico in questa fase hanno fallito.
La Svizzera ha uno dei debiti pubblici più bassi in Europa e nel mondo, e può sostenere senza gravi problemi interventi statali di salvataggio di tutti quei settori economici ai quali bisognerebbe intimare la chiusura immediata.
Chi non ne fosse convinto o è accecato da un’ideologia politico-economica che ha oramai perso qualsiasi contatto con la realtà, o è cinico al punto da mettere il suo interesse personale e di parte al di sopra dell’interesse pubblico e del bene comune.

Se non si ha il coraggio di agire ora, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità del possibile collasso del nostro sistema sanitario, dello sfinimento e dell’esaurimento dei curanti, delle possibili malattie che non saremo riusciti a curare, e delle morti che abbiamo causato.


27 ottobre 2020

Libertà individuale e diritto alla vita

In caso per qualcuno la situazione coronavirus non fosse ancora del tutto chiara, visto che si continuano a leggere e sentire opinioni non sempre fondate, per non dire del tutto idiote, mi permetto un breve appunto.

Il problema fondamentale è sempre stato ed è sempre uno: il rischio che non ci siano abbastanza posti in cure intense per garantire a tutte le persone il diritto alla cura e il diritto alla vita.
Ora, come comunicato oggi in conferenza stampa dagli esperti della Confederazione e della Task Force scientifica nazionale Covid-19, vi è la possibilità concreta che tra 10/15 giorni i posti in cure intense si esauriranno, ed è probabile che in certi cantoni bisognerà iniziare a scegliere chi curare e chi no, a decidere a chi concedere il diritto alla vita e chi invece lasciar morire.
I posti in cure intense sono destinati a tutte le persone che necessitano di essere salvate, non solo ai malati di Covid-19, ad esempio a causa di traumi cranici gravi provocati da incidenti in auto, in moto, in bicicletta, praticando sport. Di conseguenza questa crisi e questa emergenza tocca tutti.
Sostenere che siamo solo all’interno di un conflitto tra libertà individuali e salute pubblica significa non cogliere l’essenza del problema da un punto di vista etico, filosofico e civile.
Con l’esaurimento dei posti in cure intense non vi sarà infatti più la libertà di scelta individuale se continuare a vivere oppure no, visto che saranno le autorità mediche e sanitarie a scegliere per noi.
Il conflitto è tra libertà individuale e diritto alla vita per tutti, e senza diritto alla vita non vi è neppure libertà.



5 maggio 2020

Il diritto alla scuola
in "La Regione", 5 maggio 2020. Leggi l'articolo qui.


La riflessione sull’opportunità o meno di aprire le scuole dell’obbligo l’11 maggio è senza dubbio complessa. 

Immaginare bambine e bambini nuovamente seduti sui banchi o che giocano nei cortili delle scuole può far emergere negli adulti emozioni di paura e
preoccupazione. E questo è comprensibile. 

Chi scrive, che è padre di un bambino che frequenta le scuole elementari nonché docente delle scuole post obbligatorie, reputa però che nella situazione attuale, con le relative misure di sicurezza e protezione, le scuole dell’obbligo vadano riaperte. 

Non si possono né si vogliono negare gli eventuali rischi di un aumento dei contagi che un luogo di socializzazione come la scuola potrebbe portare con sé, rischi che sono comunque ancora da dimostrare. Ma la mancata riapertura può essere un’ingiustizia ben maggiore nei confronti del diritto all’educazione, alla socializzazione e alla vita delle nuove generazioni.


Nessun commento:

Posta un commento