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martedì 1 novembre 2011

Voli speciali.

(da "La Regione", novembre 2011)

Viene proiettato in questi giorni nelle sale ticinesi il film “Vol Spécial”, del regista romando Fernand Melgar, già in concorso durante l’ultimo Festival del Film di Locarno. Girato all’interno del centro di detenzione di Frambois, una delle carceri amministrative per richiedenti l’asilo e sans papiers costretti a lasciare il nostro paese, solleva una serie di domande che dovrebbero interrogare la cultura morale e civile di un paese. Innanzitutto rispetto ai principi: poter incarcerare delle persone fino a 18 mesi (12 mesi per i minorenni dai 15 ai 18 anni) con decisione amministrativa, che non hanno commesso alcun reato se non quello di essere sprovvisti di un regolare permesso di soggiorno, è conforme ai nostri principi civili, morali e giuridici? La stessa domanda può essere posta anche per i rinvii forzati con i voli speciali, deportazioni con procedure coercitive che non vengono applicate neppure ai criminali.

La filosofa di origini ebraiche Hannah Arendt si chiedeva se si ha effettivamente diritto ai “diritti dell’uomo” se non si è cittadini. Le detenzioni amministrative e le deportazioni forzate sono esempi attuali di sospensioni dello stato di diritto nei confronti di soggetti che sono stati spogliati di qualsiasi riconoscimento politico, giuridico e sociale della loro persona. Secondo il filosofo contemporaneo Giorgio Agamben i governi occidentali, evocando lo “stato di eccezione” per affrontare supposte emergenze quali il terrorismo o l’immigrazione, sospendono lo stato di diritto liberaldemocratico rinnegando i suoi principi fondanti e, tramite decisioni amministrative, violano quelli che in uno “stato di normalità” sarebbero dei diritti fondamentali riconosciuti come tali dalla collettività.

Al di là delle domande sui principi, vi sono le domande sulle conseguenze di queste pratiche, cioè sulla loro reale utilità. Dalla messa in funzione di queste procedure la presenza di migranti richiedenti l’asilo o sans-papiers in Svizzera non ha fatto che aumentare. Non vi è stato quindi nessun effetto deterrente. Pensando inoltre ai costi economici di queste procedure (la detenzione costa ca. fr. 280 al giorno per persona, mentre il volo attorno ai fr. 20'000 a persona), la loro effettiva utilità sociale risulta difficilmente dimostrabile.

La detenzione amministrativa e le deportazioni forzate di richiedenti l’asilo respinti e sans-papiers sono dei risultati concreti ottenuti dalle politiche populiste e xenofobe di questi anni. Sono esempi di come la violenza verbale nei confronti dello straniero, stigmatizzato come invasore, abusante e criminale, si possa tramutare in violenza simbolica (la sospensione dei suoi diritti in quanto persona) e, in taluni casi, in violenza materiale. Tre persone sono finora decedute durante le espulsioni. Nel 2010 Confederazione e Cantoni si sono scusati con tutte quelle persone, perlopiù svizzere, incarcerate fino al 1981 con decisione amministrativa per “sregolatezza”, “condotta dissoluta”, “alcolismo”. Si può solo sperare che tra qualche anno lo sviluppo civile e morale della nostra società sarà stato sufficiente per chiedere un’altra volta scusa.




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