Giona Mattei
Note concettuali e altri materiali.
lunedì 28 luglio 2025
Parlare della Shoah dopo Gaza
La Russia attaccherà ancora l’Europa?
Nella morsa degli imperi
Chi ha ucciso il diritto internazionale?
Sul banco degli imputati gli attori sono molti, provengono da destra e da sinistra, da Occidente e dal resto del mondo. Si trovano tra gli amanti della pace a tutti i costi e tra i sostenitori a oltranza della guerra giusta, tra coloro che rivendicano diritti solo quando conviene alla loro parte, mentre fanno finta di non vedere quando è la loro di parte a violare quei diritti che dovrebbero valere per tutti.
Responsabili sono innanzitutto gli Usa e il loro imperialismo. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ad esempio, con la loro invasione dell’Iraq hanno violato i principi di sovranità statale e integrità territoriale, facendosi beffe dell’Onu.
A ciò si aggiungono tutti i doppi standard morali e legali degli Usa e dell’Occidente, che raggiungono il loro apice d’ipocrisia nei silenzi e nell’omertà di fronte ai crimini contro l’umanità di Israele, governo israeliano che ha fatto dell’attacco al diritto internazionale uno dei suoi obiettivi conclamati.
Ma sul banco degli imputati non vi è solo l’Occidente. La crisi dell’ordine internazionale viene sfruttata anche dalle autocrazie del resto del mondo per poter imporre le loro volontà di potenze imperiali e coloniali. Come amano ripetere Cina e Russia, violando l’Occidente il diritto internazionale, allora non si capisce perché non possano farlo anche loro.
Se da un lato la critica ai doppi standard occidentali è sicuramente giustificata, dall’altro questa critica non è destinata ad affermare, all’interno di un nuovo ordine globale multipolare, principi di giustizia universali fondati sulla legge. Emerge invece uno scenario nel quale non vale più la forza della ragione e del diritto, ma unicamente la ragione della violenza e della guerra in nome della legge del più forte.
Chi sostiene, intenzionalmente o meno, all’interno delle opinioni pubbliche occidentali questo scenario nel quale i vari imperialismi e colonialismi, siano essi occidentali o orientali, sono disposti ad affermare con le armi i loro desideri di egemonia nel mondo?
Sostenitori si trovano in quelle posizioni “pacifiste” di (estrema) sinistra che, in nome della pace a tutti i costi e di un antiamericanismo ideologico e pregiudiziale, sono disposte a sacrificare il diritto internazionale e il principio all’autodeterminazione, volendo ad esempio imporre a priori all’Ucraina la cessione di suoi territori all’imperialismo russo. Trattasi di voci che spesso, d’altra parte, denunciano la violazione di quegli stessi principi quando si tratta del popolo palestinese. Risultano pure un po’ meno pacifiste quando tendono a comprendere, per non dire giustificare, le violenze e i soprusi di Hamas o di altri attori antioccidentali, come se la causa ultima del male fosse sempre e solo degli Usa e dell’Occidente.
Sostenitori si trovano anche all’estremo opposto dello spettro politico, all’interno di quelle posizioni nazionaliste di (estrema) destra che hanno in Trump il loro leader maximo. Identificando nei principi di giustizia globali e sovranazionali un attacco alla sovranità popolare, chiedono ad esempio, in nome dell’interesse nazionale, neutralità assoluta di fronte ai crimini della Russia. Questo atteggiamento di equidistanza viene d’altra parte spesso abbandonato quando si tratta di difendere ad ogni costo Israele, non si sa se per motivi economici, di amicizia o piuttosto per un soggiacente razzismo coloniale nei confronti del mondo arabo e musulmano, come se la causa ultima del male venisse sempre e solo da Oriente.
Queste varie voci, intaccando la legittimità del diritto internazionale, forse non si rendono conto che così facendo non contribuiscono a un futuro di pace, giustizia e benessere per sé stessi e gli altri nel mondo, ma rischiano invece di ottenere l’effetto opposto.
Rimanendo in silenzio o giustificando guerre di invasione imperiali e annessioni coloniali, sia se provengono da Oriente come la Russia con l’Ucraina, o da Occidente come Israele con la Palestina, danno la possibilità a questi stessi governi criminali di continuare a farlo, o altri governi in futuro di provarci a loro volta.
“Make America Great Again!”, “Make Russia Great Again!”, “Make Israel Great Again!”, “Make China Great Again!”... Tramontata la forza della legge, conta solo ancora la potenza e la superiorità militare. Agli altri potrebbe rimanere solo la resa o la guerra di difesa, la distruzione o la guerra di resistenza.
E alla Svizzera nella guerra cosa chiediamo?
In assenza di proposte politiche concrete, l’impressione è che la riflessione sia meramente virtuale e simbolica, sganciata dalla realtà. Sembra che si stiano portando avanti delle discussioni e delle polemiche altrui, come se non vivessimo in Svizzera ma in Italia, nell’Unione europea, in un Paese che aderisce alla Nato.
In certi commenti perché non si fa ad esempio riferimento e si sostiene la presa di posizione di Gerhard Pfister, presidente dell’Alleanza di Centro, che ha criticato la Segreteria di Stato dell’economia perché ha rifiutato la richiesta della Germania di inviare armi svizzere all’esercito ucraino in quanto non conforme alla nostra legislazione? Oppure perché non ci si aggancia alla presa di posizione di Thierry Burkart, presidente del Plr svizzero, che ha chiesto un maggior allineamento della Svizzera alla Nato?
Per lanciare un vero confronto politico chi desidera l’invio delle armi all’esercito ucraino potrebbe ad esempio proporre al Consiglio federale e al parlamento di modificare la legge che vieta alla Svizzera di esportare armi in Paesi in conflitto, esigere dalla politica l’avvicinamento o l’adesione della Svizzera alla Nato e chiedere che il nostro principio di neutralità venga probabilmente definitivamente messo in crisi perché ancora troppo equidistante tra le due parti in conflitto (posizione elvetica che nota bene pare essere alquanto vicina a quella di molti pacifisti italiani).
Altrimenti sembra che si stia chiedendo agli altri Paesi occidentali di sostenere e fare la "guerra per procura" al nostro posto, mentre a noi svizzeri, al di là delle sanzioni economiche, basterebbero delle parole "belle e giuste" senza volere e dovere mai passare ai fatti.
Così magari si potrà finalmente promuovere un dibattito democratico costruttivo su quali dovranno essere il ruolo e l’identità culturale e politica della Svizzera, e del suo esercito, nel nuovo ordine mondiale che si sta creando, coinvolgendo i nostri politici e la nostra popolazione: allinearsi definitivamente sulle posizioni atlantiche oppure mantenere ancora una certa neutralità ed equidistanza per provare a sostenere una mediazione tra le parti in conflitto e tra le varie superpotenze? O si preferisce non fare quasi nulla per salvaguardare unicamente i nostri interessi nazionali?
Si potrà così forse anche uscire da certi toni "moralistici" e "sentimentalistici" del dibattito sulla "guerra giusta" per far parlare finalmente anche il diritto e la legge: in quali casi e secondo quali criteri del diritto internazionale e nazionale la Svizzera potrebbe eventualmente inviare delle armi a Paesi in guerra? Quando, a chi e per quali guerre? Cosa significherebbe per il nostro diritto e per i nostri accordi internazionali l’eventuale avvicinamento e/o adesione alla Nato?
In questo dibattito non si tratterebbe più di solo criticare e attaccare simbolicamente chi non condivide la propria posizione, ma bisognerebbe provare anche, a partire alla nostra realtà storica, politica e culturale, ad argomentare il proprio punto di vista cercando di convincere gli avversari e la popolazione, perché in ultima istanza sarà come sempre la maggioranza del popolo a dover decidere chi siamo e cosa vogliamo diventare.
domenica 23 giugno 2024
Critica e difesa dell’Occidente
(da laRegione del 21 giugno 2024) Leggi anche qui.
È ancora possibile oggi, nell’attuale contesto globale, salvaguardare quei principi fondanti l’Europa e l’Occidente quali la democrazia, i diritti umani e il diritto internazionale?
Chi mette in crisi questi principi all’interno delle nostre opinioni pubbliche sono da un lato gli “antioccidentali”, coloro che credono che la responsabilità del male sia sempre e comunque, in ultima istanza, dell’Occidente.
L’invasione russa dell’Ucraina? Colpa della NATO, degli USA e dell’imperialismo occidentale, come se non esistesse la volontà di espansione imperiale russa, come se il diritto internazionale non valesse per gli ucraini e bastasse dialogare ed assecondare Putin per ottenere la pace nell’Europa dell’est.
Gli attacchi terroristici di Hamas e la tragedia del popolo palestinese? Colpa esclusiva del sionismo e del colonialismo occidentale, come se non esistesse la violenza teocratica islamista e bastasse liberare la Palestina “dal fiume al mare”, lasciando governare Hamas, per ottenere giustizia in Medio Oriente.
In nome di principi quali democrazia, diritti umani e diritto internazionale bisognerebbe allora criticare e contrastare coloro che, in funzione antioccidentale, giungono ad accettare, per non dire giustificare, i crimini di Putin, di Hamas e di qualsiasi altra autocrazia illiberale ed antidemocratica che intende imporre con la forza la sua volontà di dominio nel mondo.
Dal lato opposto, però, chi mette in crisi questi principi sono anche i sostenitori a spada tratta della civiltà e della cultura occidentale, coloro che dimenticano e nascondono le violenze e i crimini di cui l’Occidente è stato ed è tuttora responsabile.
Come dimenticare che uno dei principali attacchi all’ordine internazionale sia stato sferrato dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre, in particolare con la loro guerra di aggressione all’Iraq contraria al diritto internazionale, e con la loro giustificazione della tortura in carceri quali Guantanamo, in violazione dei diritti umani più basilari?
Come nascondere le responsabilità occidentali di fronte alla tragedia del popolo palestinese, dalla creazione dello Stato d’Israele come conseguenza dell’antisemitismo europeo, passando attraverso la decennale violazione da parte di Israele del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi, con la continua colonizzazione della Cisgiordania fino all’odierno massacro di Gaza?
In nome dei principi occidentali, bisognerebbe allora anche criticare e contrastare tutti i nostri doppi standard morali, politici e legali. La vita di un palestinese e di un non occidentale vale quanto la vita di un israeliano e di un occidentale. I crimini di guerra, le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani andrebbero condannati sempre e comunque, non solo se vengono commessi da chi non è parte dell’Occidente.
Altrimenti i nostri principi rischiano di essere solo parole ipocrite, vuote e senza valore, funzionali a celare interessi particolari e volontà di controllo e dominio occidentali del mondo. Se così fosse, perché altri Paesi del resto del mondo quali Russia, Iran, Cina, con i loro desideri imperiali e coloniali, sarebbero tenuti a rispettarli
Senza principi morali e legali sopra le parti che valgano per tutti, potrebbe aprirsi uno scenario di guerre senza fine. Le varie potenze del mondo, in assenza del dovere di risoluzione pacifica dei conflitti e del diritto all’autodeterminazione dei popoli, valendo solo la legge del più forte, sarebbero libere di aggredire, massacrare e assoggettare altri popoli a loro discrezione, siano questi popoli occidentali come gli ucraini o popoli non occidentali come i palestinesi.
Nessuno sarebbe escluso dalle conseguenze di questo scenario. Neanche coloro che, all’interno delle nostre società, non sono né “anti-occidentali” né “pro-occidentali”, perché reputano che, in fondo, tra Occidente e resto del mondo non vi sarebbe grande differenza. Sono i “neutrali” e gli “equidistanti”, per i quali “pace” significa “essere lasciati in pace”, amici di tutti e quindi di nessuno, perché ciò conta è solo il proprio benessere economico individuale e nazionale. Finché dura.
Democrazia, diritti umani e diritto internazionale sono probabilmente ciò che di meglio l’Occidente può offrire al resto del mondo. Potrebbero rappresentare un modello di pace, giustizia e protezione da proporre a tutte le persone e i popoli del mondo. Bisognerebbe però innanzitutto crederci noi stessi, smettere di imporli al resto del mondo con la forza e la violenza, tentando di applicarli noi in primis con coerenza. Altrimenti, quale sarebbe l’alternativa?
martedì 23 aprile 2024
Guerra in Ucraina, guerra in Palestina
(da laRegione del 19 aprile 2024) Leggi anche qui.
Persone che denunciano i massacri nella striscia di Gaza, mentre rimangono in silenzio, per non dire giustificano, i crimini della Russia e di Hamas, come se la responsabilità ultima del male fosse sempre e comunque solo dell’Occidente.
Altre che sostengono il diritto alla difesa dell’Ucraina e di Israele, mentre rimangono in silenzio, per non dire giustificano, i crimini di Israele, come se la vita di un non occidentale valesse di meno della vita di chi vive in una democrazia.
Ma come riuscire a pensare e trattare in maniera il più possibile giusta ed equa sia il conflitto russo-ucraino che quello israelo-palestinese, al di là delle ipocrisie e dei doppi standard morali, politici e legali coi quali ci troviamo confrontati?
L’Ucraina, a differenza della Palestina, è uno stato legittimo riconosciuto dalla comunità e dal diritto internazionale. La guerra di aggressione e invasione russa è del tutto ingiustificata, sia dal punto di vista morale che legale. L’Ucraina, a differenza di Hamas con Israele, non ha mai aggredito la Russia né minacciato il suo diritto di esistenza.
Ipotesi quali l’espansione della Nato e/o la guerra per procura americana come cause fondamentali del conflitto non sono solo difficilmente dimostrabili coi dati di fatto, ma negano il diritto all’autodeterminazione di un popolo e tendono in ultima istanza a giustificare l’imperialismo russo.
Il problema di fondo invece del conflitto israelo-palestinese, è che se da un lato Israele avrebbe il diritto di difendersi contro chi, come Hamas, attacca e minaccia il suo diritto di esistenza, dall’altro non ci potrà mai essere giustizia in Medio Oriente fino a quando ai palestinesi non sarà riconosciuto il diritto alla libertà, all’autonomia e all’autodeterminazione.
Qualsiasi posizione che sostenga il diritto alla difesa armata di Israele, senza che contemporaneamente si esiga da Israele il riconoscimento dei diritti fondamentali dei palestinesi, dovrebbe essere giudicata come moralmente, legalmente e politicamente inaccettabile.
D’altra parte, insostenibile è pure qualsiasi posizione che sostenga il diritto alla resistenza e all’autodeterminazione del popolo palestinese, senza che contemporaneamente si riconosca il diritto di Israele a vivere in pace e sicurezza.
Il dramma è che oggi rischiamo di assistere, sia nel conflitto russo-ucraino che nel conflitto israelo-palestinese, non all’affermazione di principi minimi di giustizia, ma alla vittoria dei diritti del più forte.
Sia la Russia di Putin che Hamas che l’attuale governo israeliano negano ai loro popoli avversari il diritto all’autodeterminazione, con la differenza che Israele ha da sempre nei confronti dei palestinesi una superiorità bellica e militare, fattore che nell’attuale conflitto russo-ucraino è invece più incerto e instabile.
Sia la Russia che Israele stanno conducendo da tempo guerre di occupazione e annessione dei territori ucraini da un lato e dei territori palestinesi dall’altro. La Russia dal 2014 con la Crimea e il Donbass, e dal 2022 con il tentativo di invasione su grande scala dell’Ucraina. Israele con le sue varie guerre di espansione dal 1948 fino all’odierna distruzione di Gaza e la continua e progressiva occupazione della Cisgiordania.
Sia la Russia di Putin che Hamas che l’attuale governo israeliano usano la violenza per imporre le loro volontà al popolo avversario, massacrando la popolazione civile. La Russia con il suo tentativo di distruggere l’identità e la cultura ucraina, e quindi gli ucraini, Hamas con il suo progetto di eliminare Israele e gli ebrei, i governi israeliani con l’espulsione dei palestinesi dalle loro terre e la distruzione e punizione collettiva di un popolo.
Entrambe le guerre rischiano di terminare, grazie alla vittoria delle ragioni della forza sulle ragioni del diritto e della giustizia, con l’ulteriore espansione e controllo territoriale dell’Ucraina da parte della Russia e della Palestina da parte di Israele.
E visto che pare sempre più difficile che i due conflitti terminino con una “pace giusta”, si potrebbe perlomeno provare a non essere troppo ipocriti e di non usare doppi standard morali, politici e legali, denunciando i crimini di guerra di tutte le parti coinvolte, e ribadendo con forza e senza discriminazione i principi di libertà e autodeterminazione di tutti i popoli aggrediti e oppressi.